29.05.2025

Artusi e Abimis: due rivoluzioni in cucina

C’è un prima e un dopo, nella storia della cucina italiana. Un momento esatto in cui la tradizione, le consuetudini e le tecniche tramandate oralmente o gelosamente custodite tra le mura domestiche diventano patrimonio comune, codificato, condiviso. Quel momento ha un nome preciso: “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”. Il libro che nel 1891 Pellegrino Artusi pubblicò a proprie spese e che da allora non ha mai smesso di essere stampato, letto, consultato. Un long seller straordinario, che ha segnato uno spartiacque nel modo di intendere la cucina, così come lo è stata, oltre un secolo dopo, la linea Ego di Abimis: la cucina che non c’era.

Due epoche diverse, due linguaggi diversi. Ma una visione comune: considerare la cucina non solo come uno spazio funzionale (o il cucinare come una semplice attività quotidiana), ma come una vera e propria scienza applicata all’arte e, insieme, come una forma di cultura da tramandare.
Da una parte, un uomo curioso, appassionato e colto che sceglie di raccogliere e testare 790 ricette per creare una sorta di enciclopedia della cucina di casa.
Dall’altra, un’azienda che nasce dal mondo della ristorazione professionale per portare la qualità, l’ergonomia e l’efficienza delle cucine d’autore anche nelle abitazioni private.
Entrambi, a loro modo, pionieri. Entrambi capaci di cambiare le regole del gioco.

Uno spartiacque che segna un prima e un dopo…

Pellegrino Artusi non era uno chef, né un gastronomo di professione. Era un appassionato. E proprio per questo, riuscì a dare voce alla cucina italiana in modo autentico, democratico, accessibile. Con uno stile ironico — a tratti colloquiale, ma sempre preciso — riuscì a trasformare una raccolta di ricette in un manuale che supera il tempo, raccontando di ingredienti, di tecniche, ma anche di vita quotidiana. “La scienza in cucina” fu, e resta, un punto di svolta.

Anche Ego, la cucina in acciaio inox firmata Abimis, ha rappresentato un cambio di paradigma. Prima della sua nascita, le cucine professionali e quelle domestiche erano mondi separati. Con Ego, Abimis ha costruito un ponte tra questi due universi. Una cucina pensata per chi ama cucinare davvero, con le stesse prestazioni, materiali e dettagli delle grandi cucine da ristorazione, ma progettata per l’ambiente domestico. Un’innovazione radicale, che ha ridefinito l’idea stessa di cucina.

L’importanza dell’igiene in cucina

Uno dei temi che ricorre spesso nel libro di Artusi è l’igiene in cucina. Un concetto avanzatissimo per l’epoca. Artusi parla dell’igiene personale, della pulizia degli ambienti, della qualità degli ingredienti. Scrive: “La cucina non dev’essere un antro sudicio, ma un luogo pulito come una stanza da ricevere gli amici”. Un’idea che oggi può sembrare scontata, ma che a fine Ottocento non lo era affatto.
Ed è proprio su questo principio che si fonda la scelta dell’acciaio inox, materiale principe delle cucine Abimis.

Lega metallica inerte, antibatterica, resistente e facile da pulire, l’acciaio garantisce il massimo dell’igiene in cucina: in ogni fase della preparazione. Le cucine Abimis, inoltre, sono tutte saldate senza giunzioni e tagli a vista, con piani integrati e superfici continue, eliminando ogni interstizio dove lo sporco può annidarsi. L’igiene nella cucina non è un dettaglio: è un valore fondante, per Abimis, proprio come lo era per Artusi.

Tradizione e innovazione

Altro tratto in comune fra Artusi e Abimis è il dialogo costante tra innovazione e tradizione. La scienza in cucina è una raccolta di ricette della tradizione italiana, ma organizzata con metodo scientifico e spirito critico. Non è un semplice ricettario: è un’operazione culturale che valorizza il sapere delle cucine regionali e lo rende universale.
Abimis lavora nella stessa direzione. Ogni cucina è realizzata su misura, secondo i principi della tradizione artigianale italiana, ma con un approccio tecnologico d’avanguardia.

Non esiste una cucina Abimis uguale a un’altra, perché ogni progetto è pensato per rispondere alle abitudini, ai desideri e allo stile di vita di chi la abita. È la sintesi perfetta tra sapere artigianale e ricerca industriale, tra passato e futuro, tra un’impronta classica e il design più accurato.

Una cucina che supera il concetto di tempo

Dopo oltre 130 anni, il libro di Artusi continua a essere ristampato e consultato. È ancora oggi un punto di riferimento per chi vuole capire la cucina italiana, per chi cerca un legame autentico con le proprie radici gastronomiche. La sua forza è quella di non invecchiare mai, perché i valori che lo animano — rigore, curiosità, passione, cultura — sono eterni.

Lo stesso si può dire delle cucine Abimis. La linea Ego, ad esempio, è oggi un’icona di stile e funzionalità: un progetto estremamente contemporaneo, che non ha perso nulla negli anni in quanto a design e funzionalità. Perché quando un oggetto è ben pensato, ben realizzato e profondamente connesso ai bisogni reali delle persone, diventa “eterno”.

Due visioni, un’unica missione

In fondo, ciò che lega Artusi ad Abimis è la visione comune di una cucina che non è solo tecnica o estetica, ma cultura. Una cucina che non si limita a essere bella o funzionale, ma che sa raccontare una storia, trasmettere valori, evolversi senza perdere la propria identità.

Artusi ha insegnato agli italiani a cucinare. Abimis insegna loro a pensare la cucina come uno strumento di tipo professionale, preciso, organizzato, ma anche umano, bello, accogliente, su misura. Entrambi hanno aperto strade nuove. Entrambi hanno portato la cucina a un livello più alto. Entrambi, oggi, parlano a chi della cucina è stata, è, e vuole continuare a essere, una vera arte del vivere domestico e conviviale.

Perché la cucina, in fondo, non è solo un luogo. È un linguaggio. E quando a parlarlo sono Artusi e Abimis, ogni ricetta diventa racconto, ogni gesto diventa progetto, ogni piatto diventa cultura. Due epoche diverse, una stessa passione: rivoluzionare il modo di cucinare, per restituirgli ciò che merita. Dignità, bellezza, intelligenza.

PS
Non potremmo mai saperlo con certezza ma ci piace pensare che, se l’Artusi fosse un nostro contemporaneo, avrebbe scelto una cucina Abimis!

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